Torri Costiere in Puglia e nel Salento
Le torri in posizione strategica per difendersi dai pericoli del mare
Il Salento, esposto da sempre alle scorrerie dei pirati, ma anche agli assalti degli
eserciti invasori, si chiude in una fitta rete di torri, castelli e masserie fortificate. Basta fare un giro, anche veloce, lungo la litoranea per rendersi conto delle decine e decine di
torri che, svettano solitarie sul cucuzzolo della roccia che precipita in mare.
Già nell'antichità romana il fenomeno della pirateria non era sconosciuto e già allora si cominciarono a prendere le dovute misure
lungo la costa. Il fenomeno assume però rilievo notevole nel XV e XVI secolo.
Tra il 1558 ed il 1567, per far fronte alle continue scorrerie si realizzano in tutto il Sud
339 torri e nella sola Puglia 96: 16 in Terra di Bari, 80 in terra d'Otranto, un'area molto più vasta, come si sa, rispetto alla attuale Provincia di Lecce.
Di torri se ne erano costruite già prima, con l'arrivo dei Normanni, e se ne continueranno a edificare anche dopo il 1567 con un impegno finanziario notevolissimo per le non certo floride finanze del Mezzogiorno: si è calcolato che ogni torre nel XVII secolo veniva a costare mediamente 8.133 ducati.
Struttura delle Torri
Le torri sono cilindriche e quadrangolari con
base troncopiramidale, mancano, almeno nel leccese, quelle a forma stellare o a "cappello di prete" come nel caso di quelle di Torre Santa Sabina e di San Pietro in Bevagna. Le prime, che sono poi le più antiche, erano soprattutto di
avvistamento, le seconde avevano scopi anche difensivi ed erano dotate di catapulta, spingarde, colubrine e armi da fuoco: alcune, recuperate, sono in ottimo stato di conservazione, altre, purtroppo, in stato di abbandono totale. A volte si tratta di vere e proprie
fortezze come la cosiddetta torre delle Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno di cui restano in piedi, oggi, le sole quattro, appunto, colonne angolari: fu costruita nelle vicinanze di un corso d'acqua, oggi quasi del tutto scomparso, di qui l'antica denominazione di torre del Fiume,al quale andavano a rifornirsi d'acqua, secondo alcuni documenti, non solo gli scorridori d'ogni risma ma anche i Turchi nei loro sistematici attacchi alle città ioniche.
Gli addetti al controllo della costa, il corpo dei torrieri, facevano la spola tra una torre e l'altra, e in caso di sbarchi nemici, erano in grado, attraverso
segnali luminosi o acustici (prodotti questi ultimi da campane, colpi di archibugio, corni) o direttamente, di
allertare la popolazione civile.
Per ovviare ragioni nessuna torre, che aveva quasi sempre la base a scarpata, era facilmente accessibile, l'ingresso, solitamente, si apriva ad una altezza variabile dai 3 a 5 metri, al di sopra di una sorta, ma non sempre, di cordone marcapiano. All'interno si poteva accedere solo attraverso scale a pioli, che, una volta utilizzate, venivano recuperate negli ambienti della fortificazione.
Tutte le torri erano dotate di una cisterna nella quale cadeva l'acqua piovana del lastrico solare attraverso un sistema di canalizzazione all'interno della muraglia. Una stretta scala, che portava al terrazzo o agli altri piani, era ricavata lungo lo spessore delle pareti. Alcune di queste torri, quelle quadrangolari in particolare, disponevano al loro interno di spazi piuttosto ampi e potevano ospitare, in caso di improvviso attacco nemico, non poche persone.
Torri non solo sulle coste ma anche nei centri urbani
Siamo, come dicevamo, in un periodo, durante il quale gli Ariadeno Barbarossa, i Dragut, gli Uccialì, i Curtogulo, il bassà Lustambai, il rinnegato messinese Cicala, al comando di efferate bande criminali, al servizio ora di una ora di un'altra potenza,
razziavano a man bassa lungo tutto il litorale, assalendo villaggi e città e catturando prigionieri che poi vendevano come schiavi presso i mercati dell'oriente. Molto noto e temutissimo era il corvo di corsari di stanza a Durazzo, sulle dirimpettaie coste albanesi. Di là partivano le più
feroci bande di scorridori che tenevano sotto scacco i pugliesi.
Moltissime torri vennero costruite anche all'interno dei centri abitati, nella gran parte, ora, inglobate nella struttura urbana. E' il caso della
torre di Federico II a Leverano, realizzata nel 1220: è alta 28 metri, ha forma parallelepipeda e pianta quadrangolare; di quella di Salignano, del XVI sec., di forma troncoconica, con un diametro di 20 metri, alta 15, conta dieci piombatoi e cinque postazioni per cannoniere; di Barbarano, frazione di Morciano, anche questa del XVI sec., a pianta quadrangolare, con piombatoi e bocche per cannoniere; di Lecce, la cilindrica torre di Belloluogo, a nord della città, dimora saltuaria della regina Maria d'Enghien, costruita nel 1383, con fossato scavato nella roccia, e quella del Parco sud, anch'essa cilindrica, realizzata nel 1419 dal figlio, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, con ampio fossato, piombatoi e fromboliere. In essa si accedeva attraverso un ponte levatoio. Nella torre aveva sede la zecca, dove si battevano monete d'oro e d'argento.
Con le torri, erano i castelli e le
masserie fortificate le due altre linee di difesa.